Bill Evans – Il pianoforte come respiro
“Evans non suonava: pensava in musica.”
Formazione e visione
Nato il 16 agosto 1929 a Plainfield, New Jersey, Bill Evans studia pianoforte classico prima di immergersi nel jazz. La sua formazione accademica si riflette in uno stile raffinato, introspettivo, dove ogni nota è scelta con cura. Evans cerca il suono che respira, che lascia spazio, che ascolta.
Il trio e la rivoluzione silenziosa
Con Scott LaFaro e Paul Motian, Evans ridefinisce il concetto di trio. Non c’è gerarchia: pianoforte, contrabbasso e batteria dialogano come voci in cerca di equilibrio. L’album Sunday at the Village Vanguard è una pietra miliare, dove il silenzio diventa struttura.
Collaborazioni e introspezione
Evans partecipa a Kind of Blue di Miles Davis, contribuendo con la sua sensibilità modale. Ma è nei suoi lavori solisti che emerge la voce più autentica: malinconica, sospesa, profondamente umana. Ogni brano è una riflessione, ogni accordo una domanda.
Declino e bellezza
Segnato da perdite e dipendenze, Evans continua a suonare fino alla fine. Muore il 15 settembre 1980, lasciando un’eredità fatta di fragilità e precisione. Il suo pianoforte non cercava il virtuosismo: cercava la verità.
Parole sospese
“Evans non riempiva lo spazio: lo lasciava respirare.”
Playlist consigliata
- Waltz for Debby
- My Foolish Heart
- Peace Piece
- Blue in Green
- Turn Out the Stars